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PARTO AI CARAIBI

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Genevieve quella sera si coricò primadel solito.

Era molto stanca e si sentiva pervasa da una strana inquietudine. Mara la cameriera di colore, la tranquillizzò e lei riuscì a dormire qualche ora.

Mara era preziosa per Genevieve in quel delicato periodo. Lei aveva avuto ben dodici figli e quindi era molto esperta in gravidanze. Mentre Genevieve era primipara. La presenza di Mara la tranquillizzava e l'acquietava. Per questo le aveva chiesto di rimanere a dormire in un letto vicino al suo, adesso che il marito era in viaggio.

Mara l'avrebbe aiutata anche durante ilparto. Pur non essendo un'ostetrica diplomata, nell'isola aveva fatto nascere molti ragazzini.

Genevieve fu svegliata improvvisamente, da qualcosa di umido che le colava giù per le cosce. Chiamò subito Mara, era molto spaventata. Mara alzò bruscamente le candide lenzuola che coprivano Genevieve. Osservò la grande chiazza umida sul lenzuolo sottostante e senza dire niente alla futura madre, andò in cucina da Valentin, e lo inviò in paese a chiamare il medico. Poi ordinò Gina di mettere al fuoco due grandi pentoloni di acqua 
Genevieve era pallidissima, la sua carnagione di bionda naturale era divenuta trasparente e gli occhi azzurri denotavano molto spavento.
Sapeva che per la nascita di un figlio, molto spesso, le donne ci rimettevano la vita. E lei adesso aveva paura. Aveva pensato sovente, ai sentimenti che avrebbe provato al momento tanto atteso della nascita del suo primo figlio. Quel momento l'aveva idealizzato. Il diventare madre, le dava una gioia immensa.Per questo pensava che quel sentimento così forte avrebbe sicuramente sconfitto la paura.
Invece la paura adesso prevaleva su ogni cosa.
Quella sensazione di un fluido che usciva dal suo corpo la sconvolse molto, e soprattutto la spaventò l'ignoranza di quell'evento naturale.
Quando Mara tornò da lei, la trovò,in preda ad un tremito nervoso che la scuoteva tutta.
-Non è questo il momento di tremare calmati signora, adesso devi darti da fare!- disse la creola a Genevieve.
La signora, avrebbe voluto chiedere a Mara, la causa della fuoriuscita, di quel liquido, ma tanta era la paura che non riuscì a parlare
Intanto le doglie iniziarono: prima i dolori si annunciarono non molto intensi ed ad intervalli abbastanza lunghi. Poi la loro intensità aumentò. Arrivò il medico al quale Mara riferì che si era rotto il sacco amniotico.
Genevieve intanto tremava sempre di più.
Dopo la visita il medico chiese a Mara di andare a prendere velocemente l'acqua sterilizzata e di appoggiare il pentolone sul tavolino. Dopodiché intervenne sulla puerpera rovistando con le grandi mani all'interno del suo utero. Il volto del dottore era accigliato e Mara capì che c'era qualcosa che non andava. Il medico, continuò a far manovra all'interno del ventre di Genevieve cercando di operare dei cambiamenti alla posizione delfeto. Che invece di presentarsi con la sua bella testina, mostrava le sue piccole estremità. Si trattava di una manovra delicata, che lui medico da molti anni, conosceva molto bene. Alcune volte era riuscita, e ilbambino era nato senza problemi. Altre non lo era e, qualche volta il feto non era sopravvissuto, oppure se lo era, aveva riportato lesioni tali,da comprometterne l'autonomia
Il medico fece diversi tentativi, ma il nascituro non aveva la minima intenzione di cambiare la sua posizione.
Genevieve era impietrita, il tremito sen'era andato, ma il suo pallore era sconvolgente.
Mara le era accanto, pronta ad eseguire qualsiasi ordine il medico le impartisse.
Il grande specchio rifletteva le figure di due donne, completamente diverse. Contrastanti. L'una, l'esatto contrario, dell'altra.
Mara la creola: aveva carnagione scura, occhi grandi e neri e labbra, carnose. Il corpo pesante e tozzo.
Mentre Genevieve, francese di nascita: era bionda di capelli, con una carnagione chiara e due occhi azzurro pallido ed un corpo sottile come un giunco.
L'immagine riflessa nello specchio appariva simile a quella di un quadro d'autore, dipinto con l'intento di sottolineare le diversità somatiche legate a quell'isola.
Il medico rinunciò a capovolgere il bambino e decise di farlo nascere nella sua posizione. Non si poteva fare altrimenti. Chiese a Genevieve di spingere, spiegandole come dovesse fare. Purtroppo la puerpera, non fu capace di farlo in maniera adeguata, poiché la pressione le era scesa e rischiava il collasso. Allora il medico fece sedere Mara sulla pancia di Genevieve per aiutare il bambino a scivolare fuori. Il momento era veramente drammatico. Il bambino non poteva rimanere ancora all'interno del ventre di sua madre, altrimenti sarebbe soffocato. La povera madre era esausta, la pressione, adesso, doveva essere bassissima. Una miriade di gocce perlacee ricoprivano il suo volto. Credeva di essere giunta alla fine. - Mi accontenterei di vedere anche solo per una volta il mio bambino-pensava stremata.
Intanto Mara, seduta sulla pancia cercava di fare i movimenti che le suggeriva il medico.

Finalmente un movimento energico e nello stesso tempo delicato, riuscì a far venir fuori parte del corpo della bambina (adesso si poteva riconoscere il sesso) solo la testa rimaneva ancora nel ventre della madre. Il medico, inserì, ancora le mani nell'utero della donna, per cercare di far uscire con delicatezza quella piccola testolina, che voleva rimanere al buio. Con un movimento abile riuscì nel suo intento.

E la piccola vide per la prima volta la luce. Una meravigliosa luce. Quella dell'alba del 17 Febbraio del I880. Una luce intensa che sorgeva, dall'acqua azzurra del mare dei Caraibi e, che l'infante salutò con il suo primo vagito.


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